Rick Warren reciterà la preghiera per il giuramento presidenziale - CORRISPONDENTE A NEW YORK - Barack Obama sceglie un pastore evangelico bianco, contrario alle nozze gay e all’aborto, per pronunciare l’invocazione religiosa nel giorno del giuramento a Washington. E l’irritazione dei gruppi liberal dilaga: «E’ un tradimento, una frustata sulla schiena».Il pastore in questione è Rick Warren, 54 anni, leader della megachiesa di Saddleback di Lake Forest, in California, la quarta congregazione religiosa cristiana per numero di fedeli negli Stati Uniti. Warren scrive best seller a sfondo religioso, è considerato una sorta di profeta dai seguaci e in California è noto per aver assunto posizioni esplicite tanto contro l’aborto, paragonandolo all’Olocausto, che contro le nozze gay, schierandosi a favore del referendum che le ha messe al bando lo scorso 4 novembre innescando la rivolta delle associazioni per i diritti degli omosessuali. Ma a fianco di queste posizioni molto conservatrici Warren è invece vicino ai liberal sui temi economici, soprattutto sul fronte dell’interpretazione del cristianesimo come missione contro la povertà e le ineguaglianze sociali che distingue anche il pensiero religioso di Obama.A fine agosto fu Rick Warren ad inaugurare i dibattiti fra Barack Obama e John McCain ospitandoli nella megachiesa per due interviste parallele nelle quali pose le identiche domande ad entrambi: sull’aborto il pubblico premiò il candidato repubblicano ma Obama colse l’occasione per parlare della propria fede in diretta tv a milioni di americani, ponendo le basi per la conquista in novembre di molti voti di credenti che quattro anni prima erano andati a George W. Bush.Da quel dibattito Obama ha tratto la convinzione di poter trovare in Warren un interlocutore sul terreno della fede per «unire tutti gli americani» e questo lo ha portato a sceglierlo per affidargli «l’invocazione a Dio» che sarà pronunciata il 20 gennaio sui gradini di Capitol Hill in coincidenza con l’insediamento del 44° presidente. Ma appena la notizia si è diffusa i gruppi liberal sono saliti sulle barricate, gridando senza freni l’irritazione per la svolta moderata di Obama che già covava a seguito dell’inserimento nel governo di volti moderati come Hillary Clinton, Robert Gates, Larry Summers e l’ex generale Jim Jones. La «Human Rights Campaign», la maggiore organizzazione pro-gay d’America, ha affidato al presidente Joe Solomnese una lettera a Obama che inizia così: «Mi consenta di essere franco, lei ha offeso tutti i gay, le lesbiche, i bisex e i transgender». Per il gruppo «People for the American Way» Warren è colpevole di «opporsi al diritto legale delle donne di abortire» mentre il reverendo progressista Candace Chellew-Hodge parla di «frustata sulla schiena di tutti noi». La levata di scudi è tanto più aggressiva quanto i gruppi per i diritti dei gay sono mobilitati per tentare di rovesciare l’esito del referendum in California.Ma Obama, durante la conferenza stampa di ieri a Chicago, ha respinto le critiche: «Sono un sostenitore dei diritti dei gay e lo dissi proprio nella chiesa di Warren ma il punto è che l’America deve unirsi e la mia campagna si è fondata sulla necessità di dialogo anche quando si hanno valori molto differenti». E ancora: «Quando Warren mi invitò nella sua Chiesa sapeva bene che su gay e aborto la pensavo diversamente da lui» e dimostrò quindi che «il focus deve essere su che cosa andiamo d’accordo». E’ proprio questa caratteristica di Warren che Obama vuole esaltare, individuandolo come interlocutore privilegiato con l’America conservatrice sin dal primo giorno della sua presidenza. «D’altra parte durante i festeggiamenti per l’insediamento ci saranno molto altri uomini di fede a parlare» ha aggiunto Obama.Molte le ricadute della scelta a favore di Warren: per il reverendo evangelico si tratta di una legittimazione politica che lo proietta nel ruolo dell’erede di Billy Graham, il più popolare leader evangelico della nazione, mentre riguardo alla fede personale di Obama viene relegato al passato remoto il legame con la Chiesa nazionalista nera di Chicago guidata dal controverso pastore Jeremiah Wright, da cui si staccò lo scorso marzo.
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